Le musiche di Silesu interpretate da Origoni
Attendevano questa trasmissione. Lao Silesu, musicista autenticamente sardo, nato a Samassi nel 1883, visse lungamente a Parigi e vi morì il 13 agosto 1953. A Parigi, appunto, godette di autentica celebrità come compositore di musica leggera: ivi conquistò la stima e la amicizia anche di grandi: Gabriele D’Annunzio, Puccini, De Falla, Ravel. Tuttavia in Sardegna, nonostante il temporaneo ritorno durante l’ultima guerra, il nome di lui era ignorato dai più e tale rimase, sino a che, dopo la morte, l’instancabile e intelligente iniziativa di Nicola Valle, con un articolo sul «Convegno» e con tre manifestazioni agli “Amici del Libro” non fece sorgere negli amanti della musica il desiderio di ascoltare le creazioni non solo di musica leggera, ma anche di musica pianistica e da camera, di questo conterraneo, altrove notissimo.
Giusta e lodevolissima iniziativa; chè alla Rai spetta l’importante e nobile compito di fare conoscere e diffondere anche le musiche meno note, o localmente meno note, che pur sono degne di essere ascoltate. Nel giudizio di competenti, formatosi anche sulla musica pianistica, Lao Silesu è più grande di quello che abbiamo ieri ascoltato. Infatti nel programma di iersera abbiamo ritrovato solo l’autore di canzoni; canzoni,si, di gran pregio; di facilissima apprensione; di immancabile effetto per un pubblico amante della commozione istintiva e immediata, e non scevre peraltro di nobiltà e nella concezione e nella tessitura.
Il programma si è aperto con una introduzione per orchestra, intessuta su temi moreschi: la strumentazione è, naturalmente, quella propria della musica leggera; ma l’autore rivela tuttavia il possesso di una tavolozza sicura, specie nell’impiego suggestiva dei legni.
Accompagnati dalle orchestre di Guido Cergoli e di Angelo Brigada, si sono poi alternati al microfono Luciano Virgili e Lya Origoni. Il primo con tre canzoni: «Sotto luce fulgida», «A te!», «T’amo». Sono canzoni di modello napoletano (l’aggettivo vuol essere un elogio), non senza un bagno in un ambiente più occidentale. Non ci ha persuaso la terza, perché impostata con modulazioni di sapore canzonettistico.
Assai più nobili e convincenti, anche — può essere — per la migliore interpretazione le
tre canzoni («Chèrie», «Men coeur pour toi», «Un peu d’amour») nelle quali Lya_Origoni, cantando con temprato sentimento, ha reso assai bene la inspirazione e la melodia del compositore. Particolarmente ci è piaciuta la seconda, un valzer lento che delizia afferra subito l’uditore. Lya Origoni, ripetiamo, ha interpretato con sentimento e con finezza.
Di Silesu sappiamo, lo ripeto, che nelle composizioni pianistiche è salito più alto: per questo abbiamo tentato di metter su un concerto di musiche sue. Finora non siamo riusciti per difficoltà di reperire gli interpreti e persino le musiche. Queste difficoltà saranno superate.
Giuseppe Binna