Io son l’umile ancella – 3 Parte

Nel 1940 Lia Origoni interpreta con Rabagliati e Delia Lodi, Tina Pica e Virgilio Riento “E’bello qualche volta andare a piedi” di Galdieri e il suo nome è “in ditta”.
I teatri di tutta Europa in particolare quelli di rivista, nonostante la guerra, richiamavano numerosi spettatori, le compagnie teatrali viaggiavano e gli impresari con loro cercando nuove stelle da proporre nei palcoscenici internazionali proprio da uno di questi – il mitico impresario tedesco Duisberg – fu scritturata Lia per La Scala di Berlino. Il suo cachet era di 300 marchi al giorno per 3mesi.
La Scala di Berlino era il tempio delle grandi stelle internazionali del tempo: Jacques Tati, Werner Kroll, Loni Hoiser. Insieme alla programmazione leggera la Scala era solita organizzare un concerto speciale di musica classica, appuntamento mondano di grande prestigio, al quale veniva invitata una star internazionale per un show unico. Per il recital annuale del 2 novembre del 1942 venne invitato Tito Schipa che arrivò a Berlino in compagnia di Caterina Boratto sua partner.
Quest’ultima durante il viaggio, colpita da influenza, non poté cantare, Tito Schipa allora, chiese aiuto alla Origoni che già era in cartellone con il suo spettacolo e, per convincerla, Le cedette il suo cavallo di battaglia : “Core ingrato”. Fu un trionfo. Il concerto improvvisato, la confermò ancora di più nel cuore del pubblico tedesco e il teatro La Scala di Berlino la consacrerà sul suo calendario dell’anno 1943 dedicandole la copertina.
Un calendario che oggi è un cimelio per i collezionisti, dove Lia viene ritratta con uno splendido abito di scena ricco di ricami e lustrini e che rimane tra le poche testimonianze di quel prestigioso teatro che sarà distrutto dai bombardamenti.
Il 1942 è un anno pesante sul fronte della guerra e la Germania soffre, ma i teatri sono pieni, le scenografie degli spettacoli erano sempre ricche e i tessuti dei costumi, lo erano se possibile ancor più. Mentre nelle strade gli ebrei camminano con la stella gialla di Davide in evidenza, Lia si scontra con Goebbels.
Notata dal Ministro per la Propaganda e l’Illuminazione del Popolo durante l’unico ricevimento a cui aveva partecipato al Club degli artisti di Berlino, Lia fu invitata ad una cena che il Ministro voleva fare in suo onore al Plaza. Lia rifiutò, nonostante le pressioni fatte dalla responsabile dei rapporti culturali Italia-Germania e dallo stesso Duisberg, preoccupato per le possibili ritorsioni che un tale gesto poteva arrecare all’intero teatro. La Origoni non cedette: “Mi ha scritturato per cantare o per andare a cena con Goebbels?” risponderà alle insistenze dell’impresario. Duisberg aveva fondati motivi di temere per il suo teatro: Goebbels era colui che aveva messo al rogo i libri, che aveva il controllo totale di tutti media (stampa, teatro, radio, cinema), era colui che aveva come massima “la propaganda è come l’arte, non ha bisogno di rispettare la verità”, era il “microfono” del Terzo Reich.
La diplomazia trovò la soluzione: la cena si tenne comunque al Plaza senza la partecipazione di Goebbels; che lascerà a rappresentarlo come omaggio alla Origoni, proprio un libro, “Gli artisti italiani in Germania”.
Erano gli ultimi mesi del ‘42, probabilmente se l’evento si fosse svolto dopo l’8 settembre del ‘43, l’incontro non avrebbe conosciuto uno svolgimento così elegante.