Io son l’umile ancella – 8 Parte

Con la sorella Emanuela, Lia decise di aprire una sartoria d’alta moda trasformando in impresa una attività che esercitava per se stessa: da sempre infatti disegnava e cuciva gli abiti di scena realizzando addirittura i cappelli. Un’attività questa, che proseguirà negli anni, ma che vedrà sempre la stessa tecnica di lavoro: il progetto dell’abito veniva sviluppato nella mente, non su disegno e le stoffe venivano drappeggiate addosso, poi si arrivava al taglio: abiti innovativi e controcorrente realizzati sempre in pochissimi esemplari che videro l’atelier Origoni organizzare sfilate in tutta Italia, da Sanremo all’Excelsior di Roma e Napoli, all’Hotel delle Palme Palermo.
Il periodo successivo è un po’ magro, alcuni contratti vengono annullati, e le riviste anche se qualificate, risentono di una crisi generale ed offrono limitati compensi. E’ questo il caso di “Tiremm innanz bagai”… che pur potendo contare su un cast di eccellenti attori tra cui Lia Zoppelli, Vera Wort, Mario Carotenuto, non riscosse grande successo ma Noblesse oblìge, quando Lia tornò a Roma, scese comunque al prestigioso Hotel
Plaza. A Roma rincontra il tenore Brunelli e si proposero alla Rai per realizzare programmi radiofonici di qualità. Nell’estate del 1948 venne firmato il contratto per una serie di incontri radiofonici in cui sarebbe stata presentata e cantata la musica folklorica di tutti i paesi del mondo.
Durante le fasi preparatorie dei programmi Lia incontrò Giorgio Nataletti fondatore dell’Istituto per le ricerche etnografiche dell’Accademia di Santa Cecilia, membro dell’Unesco, profondo conoscitore delle tradizioni popolari dei canti e dei popoli. Un grande studioso che per primo in Italia impedì che buona parte del patrimonio nazionale italiano musicale andasse perso, soprattutto le tradizioni e i canti della Sardegna raggiungendo lungo i tratturi di montagna gruppi di pastori e registrandone i canti gli usi e i costumi, ma che purtroppo come spesso accade ai migliori, ha visto attribuiti ad altri dopo la sua morte i suoi meriti .
Da questo incontro Lia trovò nuovi spunti, ma soprattutto si appropria di quella ricchezza e di quella cultura musicale che le sarà utile per affrontare la Francia e per comprendere fino in fondo le radici e la natura della sua capacità interpretativa musicale e delle sue ulteriori possibilità come artista e come donna.
Il 1949 trascorre tra 1o studio delle canzoni du caveau, le canzoni del cabaret francese dell’800, le bergerettes con l’accompagnamento dei delicati fiati del maestro Severino Gazzelloni proposte insieme alle canzoni da ballo spagnole e del sud america dai microfoni della radio, dove nei suoi spazi e nelle sue rubriche educò alla musica migliaia di ascoltatori che le diventeranno fedelissimi, facendole raggiungere notevoli indici di ascolto.
Sempre nel 1949 la Rai le tributerà un prestigioso omaggio dedicandole la seconda trasmissione delle “Vedette della Settimana” subito dopo quella dedicata a Louis Armstrong.
Il 1950 é un anno particolare ricco di successi e di soddisfazioni. Torna al Sistina con Totò in “Bada che ti mangio” uno spettacolo molto ricco sia per scenografie che per trovate tecnologiche – c’erano fontane in scena che zampillavano a suon di musica – e interpreta, per la prima volta in Italia, Polly nell’Opera da Tre soldi di Brecht per la stagione gestiva del Teatro S. Carlo di Napoli con la regia di Antongiulio Bragaglia.